Il drago Rigoberto e la Befana Fana





C'era una volta il drago Rigoberto, un drago buono che aveva due buoni amici: 



un'aquila, bianca e gialla, di nome Attila e il cavaliere ValerioEssi vivevano felici e contenti, nel XV secolo, in un paesino della Toscana, chiamato Due ponti, che a volte apparteneva al Ducato di Siena e, a volte, a quello di Arezzo



Di solito i tre compagni passavano i pomeriggi all'Osteria degli Orchi felici, un localino del borgo in cui si giocava a carte, si beveva del buon vino e si stava in compagnia.



Il paese si chiamava così perché era attraversato da un fiume, il Secchio d'oro, e c'erano due ponti che lo attraversavano. Sul primo ponte potevano passare solo le persone buone e sul secondo solo quelle cattive. Cosicché il borgo era suddiviso in due rioni, uno per i buoni e un altro per i cattivi.
Nel rione dei cattivi abitava una vecchia strega, soprannominata dagli abitanti del posto Befana Fana (anche se nessuno ha mai saputo l'origine del nome), brutta e cattiva.


Come accade nelle storie fantastiche la Befana Fana aveva un berretto magico grazie al quale poteva trasformarsi a suo piacimento: ora una bella ragazza, ora il podestà del paese...


Rigoberto, Attila e Valerio, invece, vivevano nel rione dei buoni e anch'essi avevano degli strumenti magici con cui potevano difendersi dai malvagi e, in special modo, dalla Befana Fana.
Rigoberto aveva una pozzanghera d'acqua, la quale se toccata o bevuta impediva agli uccelli di ogni tipo, e alla Befane, di volare. 



Attila aveva un albero in cui, di solito, dormiva. Chi capitava sotto la sua ombra veniva colpito da una specie di strana malattia che fulminava il malcapitato e gli impediva di muoversi.


Valerio, invece, aveva un mantello magico che permetteva, a chi lo indossava, di diventare invisibile.


Un bel giorno gli abitanti del vicino paese di Tre Ponti vennero derubati da una Befana la quale, a bordo della sua scopa,  fece sparire tutti i risparmi dei poveri vicini.
Il Drago Rigoberto scoprì, però, che la Befana Fana era la colpevole dei misfatti, dato che, mentre svolazzava per il cielo, incrociò la befana a bordo della scopa con il bottino. Allora, le mise un po' dell'acqua magica della sua pozzanghera in una bottiglia. La Befana la bevve e non poté più volare. Il drago, allora,  si appostò su una collina che c'era accanto al ponte dei cattivi e aspettò che la vecchia facesse ritorno a casa a piedi. 
Quando la vide camminare sul ponte, spiccò il volo, l'acciuffò per i capelli, con i suoi potenti artigli, e la portò in casa del cavaliere Valerio, che abitava in un castello nei dintorni del borgo.


I due amici avvisarono anche l'aquila Valeria, la quale, in un batter d'occhio li raggiunse e rinchiusero la Befana Fana nei sotterranei del castello e di comune accordo si proposero un obiettivo: liberare il Ducato da tutte le streghe cattive. L'impresa era ardua, dato che ce n'erano molte in tutto il circondario.


Nel castello viveva una bella principessa, di nome Essa, che si annoiava da morire. Quando seppe che nei sotterranei della sua dimora c'era la Befana Fana, che era stata catturata dal drago di casa, in catene e a pane e acqua, cercò il drago e, pazza di gioia, gli diede un bacio.


Nel frattempo, la Befana Fana, era disperata, dato che lei non era veramente cattiva; in passato era stata, infatti, una ragazza bella e buona la quale un giorno ricevette un incantesimo malvagio da una strega-Befana-maestra cattivissima, la quale, con la sua bacchetta magica, la fece diventare un'arpia solo perché aveva preso un brutto voto a scuola. 


Il drago, l'aquila e il cavaliere cominciarono a pensare che forse l'impresa che si erano proposti era difficile da perseguire e decisero di chiedere aiuto a un lontano parente inglese -sir Bob Drake- del drago Rigoberto che viveva in Scozia



Lì, da tempo, erano giunti i modellini aeronautici di Leonardo Da Vinci e i draghi della zona avevano perfezionato una specie di aereo fatto con le piume e le canne di bambú. Quando ricevettero la richiesta di aiuto da parte di Rigoberto, si lanciarono nell'impresa con la loro squadriglia. Atterrarono in un campo di grano nei pressi del paese e piantarono delle tende in attesa di entrare in azione.



Ora, però, il drago Rigoberto, venne a sapere da un infiltrato nel castello che la principessa, la sua amata padroncina, era la sorella della Befana-Fana e che la vera cattiva della famiglia era proprio lei, dato che il giorno dell'incantesimo a scuola, che trasformò Fana in Befana, il brutto voto l'aveva preso la principessa Essa, la quale, abilmente, cambiò il nome nel compito e incolpò sua sorella.
Rigoberto spiegò tutto il mistero ai suoi amici Valeria e Aquila, e decisero di andare al castello insieme per cercare di risolvere la situazione e di parlare apertamente con la principessa.
Strada facendo, il cavaliere Valerio confessò al suo amico drago di essere perdutamente innamorato della principessa Essa e gli propose una maniera astuta per  cercare di aggiustare le cose:  un fidanzamento doppio. Lui si sarebbe messo con Essa e il drago con la Befana Fana.
Il drago, scapolo da tempo, accettò e il piano riuscì alla perfezione. La Befana Fana venne liberata e si sposò col drago Rigoberto



Gli sposi andarono a vivere in una casetta nel quartiere dei buoni. Il cavaliere Valerio e la principessa Essa, invece, rimasero al castello ed ebbero molti figli.
Il cugino del drago Rigoberto tornò in Scozia senza colpo ferire, ma partecipò, con un'acrobazia aerea alle nozze del parente italiano.
Morale della favola: non è tutto oro quel che luccica...
E larga la foglia, stretta la via, dite la vostra che ho detto la mia...


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